Anche nel Sannio la scure del Governo sugli sport invernali. Insorgono i Maestri di Sci

(La Voce del Sannio, articolo di Fosca Colli) – Le aree che vivono di sci quali Campitello Matese, Capracotta, Roccaraso sono in ginocchio. Il tempo nevoso di questi giorni da Nord a Sud d’Italia risuona come una beffa per le zone montane dove l’economia degli sport invernali è fondamentale. A soffrirne non sono solo le stazioni sciistiche, ma anche tutto l’indotto che va dalle strutture ricettive alle baite alpine, anche delle località nei dintorni. Nel baratro centinaia di attività connesse e migliaia di persone in queste attività impiegate, compresi gli stagionali. Una vera mazzata sul turismo e su chi è coinvolto nella fitta rete dei servizi offerti.

La scure del Decreto Conte si abbatte anche sui 15.000 Maestri di Sci sparsi tra ben 400 Scuole Sci distribuite sul territorio nazionale. Del disappunto di questa categoria si fanno portavoce il Presidente del Collegio Nazionale Maestri di Sci Giuseppe Cuc insieme al Presidente dell’Associazione Maestri di Sci Italiani Maurizio Bonelli, che vengono a segnalare nuovamente la situazione di grande preoccupazione che sta coinvolgendo (e coinvolgerà) la categoria dei Maestri di sci, così in analogia, con tutti gli operatori e le maestranze del comparto turistico montano.

La grande preoccupazione dei Maestri di Sci

Con estremo dispiacere e disappunto Col.Naz. e AMSI prendono atto di come le misure del nuovo DPCM hanno purtroppo messo ai margini il mondo della montagna e soprattutto degli sport invernali, cui i Professionisti della neve sono parte integrante per il ruolo “didattico” che ricoprono verso coloro, piccoli e adulti, che intendono imparare e fare propri gli sport di scivolamento, vedi sci alpino, sci nordico e snowboard.

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Non sono passati in secondo piano, poi, quei toni mediatici alquanto fuori “tema”, a volte con retorica populista, che hanno coinvolto il mondo della montagna e del turismo invernale, in alcuni casi con una preoccupante deriva che vorrebbe fare passare fuorvianti messaggi in cui le attività dei Professionisti della neve hanno unicamente scopo ricreativo e sono destinate a solo pochi fortunati abbienti.

La montagna, preme ricordare, è l’unica “zona territoriale” citata nella nostra Carta Costituzionale, nella quale precisamente all’art. 44 viene fissato, con sorprendente risolutezza: “La Legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane”.

All’interno dei vasti territori montani e dei suoi meravigliosi paesaggi ci sono persone e famiglie che per generazioni, con alacre impegno e grandi sacrifici, – sottolineano Cuc e Bonelli – hanno realizzato sistemi d’integrazione e sostentamento, spesso legati al mondo del turismo invernale. I Maestri di sci fanno parte di questo “sistemamontagna” non per caso, ma grazie a decenni di assegnamento sulla propria professionalità e sulla determinazione di chi è abituato prima a lavorare e poi a chiedere. I 15.000 Maestri di Sci Italiani non sono sprovveduti e come ricorda la loro stessa storia, da sempre, rappresentano i primi custodi delle regole che la montagna impone. Con equilibrio e discrezione i Professionisti della neve, infatti, hanno approcciato l’emergenza Coronavirus rimettendosi con scrupolosa attenzione alle Direttive delle nostre Istituzioni”.

Il “sistema montagna” inascoltato dal Governo

Era la sera del 10 marzo quando il Presidente del Consiglio Prof. Avv. Giuseppe Conte, in diretta televisiva annunciava agli italiani che “purtroppo tempo non ce n’è. Occorre rinunciare tutti a qualcosa per tutelare la salute dei cittadini. Oggi è il momento della responsabilità”. In quel preciso istante l’intera categoria dei maestri fece sue le indicazioni d’immediata interruzione dell’attività nelle aree sciabili, ed è stata quindi tra le prime a rinunciare e interrompere la propria occupazione nel pieno della stagione turistica.

Ed ecco, invece, il DPCM del 3 dicembre: “Un altro colpo di scure giunge inesorabile sui Professionisti della neve, privati come detto di una parte consistente della stagione scorsa, quella 2019/2020 e, ora, con la prospettiva di non rimettere gli sci ai piedi sicuramente fino al 7 gennaio 2021; ma, poi, cosa succederà? – aggiungono Cuc e Bonelli – Per i nostri Maestri di sci e per tutte le loro famiglie non sarà assolutamente facile, ma con il consueto senso di responsabilità la Scuola Italiana Sci si sta adattando e si adatterà, pur non condividendo le scelte prese che ci riguardano, crediamo dettate dalla non conoscenza di base del mondo della montagna e delle figure professionali che la compongono.

La Scuola Italiana Sci in questi mesi non è stata ferma: sono stati predisposti scrupolose Linee Guida, scrupolosi Decaloghi e Vademecum, condivisi con gli impiantisti, per garantire la totale sicurezza agli allievi prima, durante e post lezioni.

Pertanto, in questo delicato contesto il Collegio Nazionale Maestri e l’Associazione Maestri di Sci Italiani, richiamiamo ancora una volta l’attenzione del Governo e di tutti coloro che hanno responsabilità nella gestione di questa calamità, affinché nelle prossime settimane il settore non sia nuovamente dimenticato o, peggio, ritenuto sacrificabile come in parte già avvenuto.

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A tal proposito il presidente Col.Naz Beppe Cuc e AMSI Maurizio Bonelli intendono sottolineare che se si chiedono ulteriori sacrifici, per il bene comune, la categoria è pronta a sostenerli ma rivolgiamo un accorato appello a chi ha responsabilità di Governo, affinché, anche in considerazione dell’andamento pandemico si rivaluti, prima dell’inizio delle festività di fine anno, possibili soluzioni diverse rispetto alla chiusura. La montagna e i suoi operatori meritavano rispetto invece sono stati sacrificati e soggiogati da un atteggiamento sordo, poco lungimirante che in totale assenza di concertazione ha di fatto decretato un gravissimo danno per la categoria.

La storia restituirà, come sempre, l’esatto valore delle cose e di chi in totale disprezzo ha ritenuto di poter immolare e sacrificare un intero comparto e le aspirazioni di milioni di consumatori – proseguono Cuc e Bonelli – che hanno visto sfumare le loro giuste e sacrosante aspettative. Il rispetto delle persone e delle regole sono per noi elementi assoluti, chiediamo semplicemente di lavorare, non come se il COVID non ci fosse, ma rispettando e facendo rispettare le regole che, il Governo vorrà imporci, con concreta determinazione e solida risolutezza, regole e misure che tra l’altro abbiamo già individuato a tutela di Noi stessi e di tutti i nostri allievi. Ora come già evidenziato – concludono i Presidenti Bonelli e Cuc si apre la partita dei ristori che ci auguriamo tengano in considerazione le nostre proposte che si dovranno concentrare sul calo di fatturato dei mesi di novembre 20, dicembre 20 e gennaio 21 rispetto agli stessi mesi delle passate stagioni. Se così non fosse sarà ancora una presa in giro per la Nostra categoria”.

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