UGEI sull’informatizzazione: un mondo dalle note chiaroscuro

Di sé per sé, l’informatizzazione appare essere una cosa buona e giusta. Ma, come spesso accade per le epiche invenzioni umane, se l’idea appare essere infinitamente ottimale, molte volte tutto diventa farraginoso, confuso e contestabile”: a parlare è lo scrittore e giornalista Marco Baroni Presidente dell’UGEI, Unione Giornalisti Europei Indipendenti, associazione punto di riferimento di chi fa informazione nell’UE. Ecco il suo intervento in merito alla questione “informatizzazione”.

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Sviluppatosi in America durante gli Anni Ottanta e pervenuta in Italia negli Anni Novanta, oggi come oggi, sull’impero della informatizzazione, come si diceva un tempo, il sole sembra mai tramontare.

Non per nulla, ogni nostra azione, dalla più semplice e consueta fino ad arrivare a quella più complessa, usufruisce della informatizzazione. In effetti, tanto il sistema giuridico quanto il sistema scientifico, come pure il sistema medico, il sistema economico, quello scolastico e via dicendo, sono stati interessati da quella che è stata definita la Terza Rivoluzione Industriale. Oggettivamente, la cosiddetta rivoluzione digitale ha determinato un nuovo corso.

Di sé per sé, l’informatizzazione appare essere una cosa buona e giusta. D’altra parte sarebbe davvero insensato discutere le infinite sue applicazioni e la sua vasta utilità. Ma, come spesso accade per le epiche invenzioni umane, se l’idea appare essere infinitamente ottimale, molte volte diventa farraginoso, confuso e contestabile il modo in cui questa idea trova il suo divenire.

Tra Pro e tanti Contro, non sempre si “semplifica”

Credo che si possa tranquillamente asserire che, proprio a causa della pruriginosa volontà della classe politica, con la tanto decantata rivoluzione digitale, invece di voler semplificare la nostra vita, questa, per la larga fascia della popolazione, si sia arricchita di nuovi ostacoli.

Si vivrà pure nel XXI secolo da oramai oltre un ventennio, ma, non tutti si sentono pronti o, più semplicemente, dispongono dei mezzi necessari per vivere questa rivoluzione digitale. Oggettivamente, non sono, poi, così semplici e fluide le procedure richieste e, a tal proposito, ci si domanda se mai, almeno una volta nella loro vita, i politici che hanno dato il via a questa rivoluzione, si siano trovati nella necessità di dare vita ad uno dei vari nuovi sistemi di interloquire, ad esempio, con la Pubblica Amministrazione.

Per comprendere meglio, proviamo un semplice esempio navigando sul sito dell’INPS. Innanzitutto si dà per scontato che si possegga un sistema informatico in grado di supportare e sopportare tutto quel carico di app e variopinte richieste, cosa che, dato gli alti costi dei vari strumenti, non è per forza di cose così scontata. Ma, non è l’unico problema che si deve affrontare.

Con la rivoluzione digitale, infatti, sono devenute concrete realtà termini inerenti le credenziali d’accesso, quali, PIN, SPID, CIE, CNS, senza, poi, dimenticare, la necessità di avere una PEC e una firma digitale!

Tra costi e difficoltà, quindi, in conclusione la tanto strombazzata rivoluzione digitale ha portato, altre difficoltà al povero cittadino che si trova, alla fine, a dover combattere con la sempre più solerte burocrazia statale.