Caso Covid a Macchiagodena (IS), un residente denuncia: “Superficiale gestione dell’emergenza”

(La Voce del Sannio) – A darne la notizia di un caso di Codiv 19 a Macchiagodena (Isernia) era stato il sindaco Felice Ciccone, la sera del 9 giugno tramite un comunicato diffuso su Facebook in cui si leggeva: “La notizia, che non avremmo voluto mai darvi e che suscita apprensione, ci impone di mantenere alto il livello di attenzione e di ottemperare scrupolosamente alle indicazioni che ci verranno impartite nelle prossime ore. Il caso è, ovviamente, seguito dalle autorità sanitarie e la macchina della prevenzione è già pienamente operativa. Sono state attivate tutte le procedure affinché il caso possa rimanere isolato”.

Macchiagodena

Nonostante le parole rassicuranti in molti si erano comprensibilmente preoccupati per il fatto. Così come il primo cittadino aveva preannunciato, subito che si era attivata la “macchina” per far fronte all’emergenza.

La persona trovata affetta dal virus, dimessa lo scorso 3 giugno dall’ospedale San Raffaele di Roma, aveva preso carta e penna e ricostruito la rete delle persone che da quel momento aveva incontrato non sapendo di aver contratto il coronavirus.

Ad allertare le massime autorità sanitarie della Regione, l’8 o il 9 giugno, era stato il figlio dopo aver visto, un servizio al telegiornale in cui si parlava dell’ondata di infetti al nosocomio capitolino, al momento zona rossa. Quindi il tampone al genitore e l’esito della positività.

Come prevedibile, il comunicato del Sindaco aveva avuto una enorme cassa di risonanza e suscitato preoccupazione anche perché trattandosi di un piccolo borgo con più frazioni non si sapeva se si potesse essere entrati in contatto o meno con l’ex paziente. Nel frattempo si aveva in mano la lista della ventina di persone che erano entrate in contatto. Tutto bene, quindi? C’è chi dice no. Ma siamo disponibili a dare spazio a chi volesse dire qualcosa in merito alla vicenda.

Nicola Ciccone di Macchiagodena accusa: “Tutto condotto con troppa leggerezza

A detta di un residente, Nicola Ciccone la vicenda non sarebbe stata condotta con tutti i crismi del caso. Ecco di seguito il suo racconto.

coronavirus

Mia moglie che ha un’attività, aveva incontrato giovedì 4 giugnola persona risultata affetta da Covid. Chiaramente ci eravamo molto preoccupati quando abbiamo saputo chi fosse e, sapendo che tutto si era mosso per ricreare la catena dei possibili contagi, lei – ha detto Nicola Cicconeha smesso di lavorare e siamo stati in attesa che ci chiamassero per fare il tampone, visto che oltretutto siamo marito e moglie e che era passata quasi una settimana da quando c’era stato quell’incontro di certo non breve.

Ma il telefono non squillava mai, e quando lo ha fatto dall’altro capo della cornetta c’era una semplicissima conoscente che “convocava” mia moglie immediatamente a Macchiagodena centro per fare il tampone. Già qui le cose non andavano: è mai possibile affidare un tale compito ad una persona, seppur amichevole e cortese, che non ha alcun titolo né competenza per fare una tale convocazione? Comunque sia, ci siamo precipitati sul posto e con nostro grande stupore abbiamo trovato una fila lunghissima di persone… tutti lì in uno stretto vicoletto all’aperto con un tempo ventoso che minacciava pioggia.

Ma non erano una ventina le persone a cui fare il tampone? Invece c’era stato un tamtam e praticamente una fetta grande della popolazione aveva come approfittato dell’occasione per farsi fare il tampone.

Altra cosa scandalosa – ha aggiunto Nicola Ciccone – e fuori dal mondo è che le due infermiere per tutto il tempo, tampone dopo tampone, non si sono praticamente mai cambiate i guanti… facile immaginare il forte rischio di contaminazione.

Ultima cosa, ma non per importanza, che veramente è inaccettabile è che dopo aver fatto il tampone hanno semplicemente detto che nel giro di un giorno faranno sapere il risultato e che se sarà negativo si potrà star tranquilli e proseguire la vita come nulla fosse. Ma come sarebbe a dire!!! Io in tutti questi mesi sono stato coinvolto direttamente in attività di prevenzione Covid e tutti sanno benissimo che un tampone negativo non vuol dire che non si ha nulla… il virus potrebbe essere ancora in incubazione. Perché oltre al tampone – ha concluso Nicola Ciccone non hanno detto che chi era entrato in contatto direttamente o indirettamente con la persona sarebbe dovuto obbligatoriamente rimanere in quarantena per il tempo necessario da quando c’era stato il contatto ossia circa 15 giorni? Io credo che chi di dovere dovrebbe prendere urgentemente i provvedimenti del caso per fare chiarezza e tenere veramente in sicurezza l’intera comunità di Macchiagodena”.

Come la Voce del Sannio, siamo disponibili a dare spazio a chi volesse dire qualcosa in merito alla vicenda.

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